Domenica 12 luglio ho concluso il primo ciclo del percorso “Conoscersi con l’enneagramma online” avviato domenica 29 marzo e che riprenderò il 5 settembre. L’emergenza Covid19 e il lockdown mi avevano indotto a reagire alla forzata clausura e alla interruzione del lavoro in presenza, trasformandole in incontri a distanza.
Ho deciso perciò di mettere in campo creatività e passione applicando l’esperienza online all’Enneagramma, una disciplina che studio da vent’anni e che insegno da una decina, che utilizzo come strumento nel mio lavoro di counselor, individuale e di coppia, e che porto nella mia scuola di formazione in counseling professionale oltre che nei gruppi e nelle organizzazioni.
Conosco l’Enneagramma, in realtà, dal 1995, quando partecipai a un workshop di due giorni con una docente brasiliana; ma all’epoca non fu amore a prima vista. Lo trovai interessante, ma essere subito “classificata” da lei (mi attribuì, forzatamente, all’enneatipo Sei sessuale) mi infastidì e soprattutto non mi convinse. Cominciai a leggere dei libri – quello di Helen Palmer fu il primo – ma non riuscii a ritrovarmi in quella sua attribuzione: la paura non mi appartiene, nemmeno in chiave controfobica.
Incontrai di nuovo l’Enneagramma anni dopo. Prima con Faisal Muqaddam e il suo lavoro sull’Essenza, il Diamond Logos; ma Faisal non lo insegnava esplicitamente. Poi partecipai, nel 2001, a un workshop introduttivo al SAT, il percorso di crescita personale creato da Claudio Naranjo. In quella occasione venni inserita dai due conduttori del seminario nel gruppo degli Uno sessuali. Ma anche allora non riuscii a ritrovarmi del tutto. La mia rabbia è diversa, sia rispetto a quella dell’E1 sex, sia, a maggior ragione, rispetto a quella dell’E6 sex. E poi io sono sociale, anzi socialissima.
È stato solo nel novembre 2007, al secondo anno di SAT, che Claudio Naranjo un giorno a Titignano mi prese da parte, subito dopo pranzo, e a tu per tu mi disse: “Ale, ho pensato al tuo Enneatipo e non sono convinto che tu sia un Uno. Io credo che tu sia un Otto…”. Aggiungendo, dopo avermi visto spalancare gli occhi: “…ma un Otto Sociale: quello buono…”.
E sorrise divertito, andandosene a fare il suo riposino pomeridiano, lasciandomi lì a tavola da sola con quella bomba in mano.
Quel giorno fu l’inizio del mio VERO viaggio con l’Enneagramma e con una profonda conoscenza di me, molto più profonda di quanto non avessi fatto prima, con tutti i corsi, seminari e workshop ai quali avevo partecipato dal 1991 in avanti… con la mia analisi bioenergetica, la meditazione, la gestalt, la filosofia, con Osho e Faisal, con Kabiro, Wadud, Svarup e Pramartha, con Lowen e Marchino, Gardino e Brown e tutti i miei maestri, terapeuti e compagni di viaggio.
Devo a Claudio – e mi piace ricordarlo ora che non c’è più, e a una certa distanza emotiva – molto del mio percorso e di quello che ho imparato. La sua passione per l’Enneagramma (e non solo) e quel mix straordinario da lui creato nel percorso SAT (acronimo di Seekers After Truth, cercatori di verità), in cui ha mescolato in modo originale e creativo la meditazione con la gestalt, il movimento corporeo in varie forme e, appunto, l’Enneagramma, mi hanno dato tantissimo.
Per un lungo periodo l’ho seguito con costanza, partecipando a tutti i SAT e, ogni anno, a diversi workshop e convegni, in Italia ma anche in Spagna, in Germania, in Brasile. E quando teneva delle conferenze in giro per l’Italia, portando con determinazione, passione, saggezza, equilibrio e fiducia il suo messaggio, in particolare quello dedicato a “sanare” il mondo attraverso un’educazione più sana, ovvero più fondata sulla conoscenza di sé, sulla verità, sull’etica: un’educazione fondata sui principi che portava nel SAT. E concordo pienamente con lui che quel messaggio, quegli insegnamenti, quelle buone pratiche andrebbero portate nelle scuole, diffuse prima di tutto fra gli insegnanti, tra i genitori, e finalmente trasmesse ai giovani, dalle elementari in su. Perché possano crescere come persone e diventare “maturi” per davvero, andando nel mondo da esseri umani completi e interi.
Con Naranjo ho preso contatto con la possibilità di “arrendermi” a un Maestro… toccando così un tasto particolarmente delicato del mio essere Otto. Per me ha voluto dire soprattutto arrendermi alla imperfezione, alla vulnerabilità, alla debolezza. Mie, prima di tutto, ma non solo. Proprio per questo, paradossalmente, non ho mai sentito di “venerarlo”. Perché era imperfetto e vulnerabile anche lui, e credo di rendergli più onore nella verità riconoscendogli la sua umanità imperfetta che osannandolo come se avesse sempre ragione. A volte, infatti, non l’aveva… come tutti.
Era un Cinque sociale, ed era riuscito a superare la sua “avarizia enneatipica” dandosi al mondo con grande generosità, ai suoi allievi e ai suoi lettori, contrastando la stanchezza e i malanni dell’età ormai avanzata. Aspirava a trasmettere un messaggio di grande impatto valoriale e, come dice nella sua autobiografia*, “Sono arrivato finalmente a stare in pace, lasciandomi dietro sia le mie ansie titaniche sia la mia sete di fantasma affamato. E per quanto il mio viaggio non sia ancora giunto al termine, mi sento straordinariamente grato per aver potuto fare tantissimo, nonostante i miei limiti. (…) Sento che ciò che verrà ricordato di me è ciò che ho lasciato nel mondo, ovvero il potere illuminante delle mie idee, dei miei metodi e dei miei allievi, la mia analisi e denuncia dello spirito patriarcale, la mia visione della salute individuale e collettiva come un equilibrio della nostra “famiglia interiore”, la mia comprensione del viaggio psicospirituale e, soprattutto, la mia insistenza sulla necessità di una educazione salvifica. Da un altro punto di vista, sono stato un integratore tra vari lignaggi di trasmissione sapienziale: il buddismo tibetano, il profetismo occidentale, la psicoterapia e l’eredità di quel profeta ancora quasi sconosciuto che fu Tótila Albert, che per me è stato più che Elia. Non penso di poter vivere abbastanza da essere testimone della tanto attesa Nuova Era, ma spero che i miei sforzi abbiano contribuito a far sì che l’umanità riesca a sopravvivere alla propria notte oscura collettiva.”
Esserne stata allieva è stato importante. Mi ha permesso di essere, oggi, quella che sono, sempre in cammino. E di lavorare con l’Enneagramma sentendomi anche libera di trasmetterlo a modo mio, con la stessa passione per la verità che ho sentito in lui.
*Ascenso y descenso de la montaña sagrada (Salita e discesa dalla montagna sacra), Penguin Random House Grupo Editorial, Barcelona 2019 (traduzione mia).
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