La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
Appeno entro nella sala convegni della Stazione Marittima di Napoli per il convegno “La psicoterapia sulla rotta del cambiamento” della FIAP mi si avvicina una persona conosciuta: “E tu cosa ci fai qui?” (Sottotitolo: questo è un meeting per psicoterapeuti e tu non sei psicoterapeuta). Rispondo: “Vengo a imparare”.
Gli incontri spesso sono attimi fugaci, che non ha senso fermare e saturare. Restano a me le parole che in quel momento sarebbero state ridonanti e che qui mi prendo il tempo di condividere.
Sono andata a Napoli a un convegno di psicoterapeuti perché credo in quella che qualcuno ha chiamato “con-silienza”: la contaminazione dei saperi, la loro orchestrazione. Se tutti coloro che si occupano di relazioni di aiuto perseguissero l’intento di confrontare e condividere il proprio sapere con i professionisti vicini di casa ci guadagneremmo tutti nella capacità di muoverci in quella che, da qualche tempo, viene definita come una delle caratteristiche costituenti la nostra esistenza: la complessità.
In particolare sono qui perché, come psicologa dedicata anche a sviluppare e insegnare la professione del counseling, posso attingere al sapere di chi studia in profondità il funzionamento psicologico dell’essere umano e quello delle relazioni tra gli essere umani, che separo per nominare due prospettive ma che non sono per nulla separati.
Sono qui perché, come counselor, mi spetta quel compito di traduzione nel mio ambito professionale dei saperi che attingo dal mondo: la psicoterapia lavora sulle strutture profonde delle relazioni e delle persone, mentre a noi counselor spetta lavorare sulle dimensioni più visibili dei comportamenti e sulle capacità/difficoltà di adattamento di chi a noi si rivolge.
Oggi siedo qui, domani (che può essere già oggi) parlo io (o chi per me, fuori dai personalismi) per raccontare, anche a colleghi psicoterapeuti, cosa vedo dal mio osservatorio di counselor, come lo leggo con le mie lenti da counselor, come provo a intervenire nel setting di counselor, come contribuisco da counselor, oltre che come persona, a stare tutti un po’ meglio al mondo.
Ecco, quindi, cosa sogno: che le porte dei convegni, delle scuole, delle associazioni di categoria, siano sempre porte aperte a un via vai di professionisti diversi, di saperi diversi, dove ciascuno senta la responsabilità e la legittimità di portare il proprio contributo. Sogno anche che noi counselor diventiamo sempre più esperti e competenti nel portare il nostro di contributo. Il nostro pezzo del collage.
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