L’Enneagramma mi ha risvegliato alla consapevolezza
di Egle Grandolfo, allieva del primo anno del corso triennale di formazione in counseling professionale di Collage
Il bene più grande che si possa fare è essere consapevoli, poiché ogni altro bene scaturisce da questo. (Osho)
È in tempi relativamente recenti, grazie a qualche input ricevuto nelle mie sedute di counseling, ma soprattutto attraverso la visione di numerosi video di esperti del settore, che ho potuto cominciare a risvegliarmi alla consapevolezza interiorizzando questi quattro concetti:
1. Quello che ci accade non è frutto delle circostanze esterne o “colpa” delle azioni degli altri nei nostri confronti, ma delle dinamiche che mettiamo in atto noi stessi; 2. Le convinzioni che abbiamo non sono frutto delle nostre esperienze, ma piuttosto creano le nostre esperienze.3. La realtà che viviamo è data dalla percezione che ne abbiamo e dai significati assolutamente personali che le attribuiamo. 4. Ognuno di noi, in base ai propri vissuti e alla propria personalità, vede la realtà, per l’appunto, in modo diverso.
Già “soltanto” questa comprensione mi ha permesso di riappropriarmi del mio potere personale, di uscire dal mio punto di vista individuale per cominciare a considerare la visione del mondo altrui, che invece prima tendevo per lo più a giudicare. L’effetto è stato pressoché immediato: il mio giudizio sugli altri è calato, insieme a esso la sofferenza nei rapporti interpersonali, e ho conosciuto una serenità mai sperimentata prima.
L’Enneagramma si basa proprio sulle stesse premesse, ben evidenziate sin dalla prefazione del testo di Helen Palmer[1], che ho letto nell’ambito della mia formazione in counseling professionale, dove “ci ricorda che troppo spesso viviamo in un mondo reso illusorio dall’insistenza su atteggiamenti di difesa inutili, e che prendiamo idee e sensazioni sulla realtà per la realtà stessa” Poi, nei capitoli 1 e 2: “[…] percepiamo solo un settore limitato dei 360 gradi della realtà, e molte delle nostre decisioni e dei nostri interessi si basano su abitudini, invece che su una vera libertà di scelta[2]”. “Una volta formatasi la personalità […] cominciamo a diventare selettivamente sensibili solo a ciò che conferma la nostra visione del mondo, […] ignorando tutto il resto[3]”. Illuminante a questo proposito l’esempio di due persone che vanno alla stessa festa ma ne traggono due esperienze del tutto diverse, poiché non vedono le stesse cose.Ma queste, appunto, sono “solo” le premesse. Tutto il resto, a mio avviso, è vera rivoluzione. L’Enneagramma, infatti, a me che sono ancora all’inizio della conoscenza di questo approccio, si sta rivelando un potente strumento capace di rimandare tutte le dimensioni del nostro essere e, indagando la ferita che ha fatto cristallizzare i pregiudizi e i meccanismi di difesa, permette di far emergere la compassione, e quindi la piena accettazione, verso quella ferita e quelle difese che si riconoscono in se stessi e negli altri. Inoltre, riuscire a portare l’attenzione sui propri comportamenti e sulle proprie abitudini mentali ed emotive che hanno creato, per dirla con Gurdjieff, una falsa personalità, è l’unica condizione per dis-identificarcene, rendendoli meno automatici e risvegliando il nostro desiderio di scoprire chi siamo davvero[4] .
Ben prima di iniziare il corso di counseling, ho appunto ripetutamente cercato dei testi che affrontassero in modo chiaro e sistematico le possibili ferite e le dinamiche prodotte dai meccanismi di difesa, in modo da riconoscere anche le mie. Devo dire che la trattazione della Palmer ha soddisfatto pienamente, a differenza delle precedenti letture, questa mia esigenza: illustrando gli enneatipi in maniera semplice ma al contempo completa, mi ha permesso di far luce su numerosi miei interrogativi, e non a caso sono riuscita a ottenere la prima, corretta comprensione del mio tipo solo quando ho letto il libro.
Ho molto apprezzato l’aver dettagliato e approfondito le descrizioni secondo specifici ambiti, in particolare l’aver messo in luce la storia familiare tipica e il dilemma: innumerevoli le affermazioni che mi sono risuonate e che hanno portato alla luce ferite e sentimenti che nemmeno credevo di nutrire, insieme alle loro cause. Per esempio, l’addormentamento che distoglie l’attenzione e l’energia dai reali bisogni come effetto della rassegnazione e l’autoesclusione non solo come modalità di rapportarsi agli altri, ma anche come origine (!) dell’indecisione e della rabbia. Illuminanti anche gli approfondimenti sulle preoccupazioni generali: in particolare la rabbia latente, che l’enneatipo Nove agisce per evitare “quel confronto diretto che non può che portare all’abbandono o a conflitti interpersonali[5]”.Apprezzabili anche lo sforzo di indagare le modalità di attenzione e intuizione, anche se non risultano sempre comprensibili, e le sezioni dedicate agli aspetti più evoluti di ciascun tipo. A suffragare le già approfondite descrizioni, numerose testimonianze, che in molti casi gettano effettivamente luce su schemi di pensiero ed emotivi, in altri a mio avviso andavano meglio chiarite e contestualizzate. Non da ultimo, vengono forniti preziosi spunti di evoluzione nei paragrafi riguardanti i fattori di crescita e i punti su cui portare la consapevolezza. Per contro una grave mancanza di un testo di questa portata è la descrizione troppo stringata dei sottotipi: un’occasione mancata per renderlo uno strumento davvero completo.
Per concludere, lascio che siano direttamente alcune frasi dello psicologo Charles T. Tart tratte dalla prefazione a esprimere ciò che mi è rimasto di questo libro e dell’approccio che illustra: “Uno dei momenti più illuminanti della mia vita fu proprio la spiegazione del mio tipo psicologico secondo l’enneagramma. Gli eventi più sconcertanti della mia vita e le mie reazioni assumevano un preciso senso retrospettivo. Ancora più importante, vidi la falla principale nel mio approccio alla vita e mi venne fornita una metodologia generale per lavorare alla sua trasformazione[6]”.
Ma siamo soltanto all’inizio. Si tratta sicuramente di un libro da rileggere più e più volte, per risvegliarci sempre di più alla realtà della nostra natura più profonda[7] e di quella degli altri, uscendo, per dirla con Osho, “dallo stato di ubriachezza nel quale siamo vissuti per secoli”.
[1] L’Enneagramma. La geometria dell’anima che vi rivela il vostro carattere, Astrolabio, Roma 1996
[2] Pag. 31
[3] Pag. 35
[4] V. pag. 23-24; 30.
[5] Pag. 283.
[6] Pag. 11.
[7] Riflessione tratta sempre dalla prefazione, pag. 12.
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